Morsicata

La strada è morsicata. Sulle creste, lungo i piani e dietro belle curve si aprono nere voragini, strettoie con arrugginiti segnali di attenzione, bandelle rosse e bianche che paiono messe lì per un gioco tanto fan ridere, e alcun euro che rialzi qualche pezzo di collina. La terra si muove, l’abbiamo già detto, sfuggita ai lunghi guinzagli dell’uomo, picchiata violentemente da cieli cupi e nervosi invecchia, barcolla e cerca sostegno. Sono venuti lunghi muri di cemento nudo, alzati con grande ed ufficiale soddisfazione; poi s’è pensato che forse il verde, il legno, la pietra erano più consoni al cospetto di tanto paesaggio. Ora il nulla, fra poco quasi più il paesaggio, cospetto compreso. Si invidiano voragini con guard rail, si contendono i protettivi new jersey ed esulta chi ha passaggi alternativi che non costringono a cambiare provincia per tornare a casa. La strada è morsicata. E la ferita sanguina, la carne si sbriciola, le zolle rotolano e gli asfalti divengono fragili solai appesi sul vuoto. Ecco, il vuoto è esattamente quel punto dove lo sguardo fisso degli amministratori e dei turisti di questa terra si è perduto. I primi proprio non sanno capire perché ricevono un premio dal sapore mondiale che suggerisce di organizzarsi a vender panorami poi difficili da raggiungere. I secondi (quelli venuti per i panorami) sorpresi di cavalcare colline di gruviera con slalom e sobbalzi capaci di riproporre il brasato al vino appena gustato. La strada è morsicata. E questa Langa è sofferente, ferita alle gambe e al bel viso, rotta e spettinata lungo i fianchi. Non s’affaccia e attende: qualcuno con un cesto zeppo di serietà, che farebbe rima con priorità e stato di calamità.